Il 5 giugno è stata la Giornata della Terra numero 50. Si celebra dal 1973.
Mi è venuto spontaneo considerare quanto poco abbiamo fatto in questi cinquant’anni per proteggere l’unico pianeta che abbiamo.
Nel mio piccolo ho cercato di compensare le emissioni di CO2 generate dalle visite al nostro sito web e dallo studio online piantando alberi: Fiorerosalba.com, infatti, aderisce al progetto TreeNation che ci ha finora permesso di creare un bosco d’impresa con quasi 700 alberi già piantati.
Ma certe volte, davanti al ripetersi delle catastrofi naturali, mi prende lo sconforto. Tanto più che – come ho letto in questi giorni – gli eventi climatici estremi in Italia sono aumentati di ben il 135%. In un anno.
Paura dell’intelligenza artificiale
Gli esseri umani sembrano poco propensi ad imparare dai propri errori. Nonostante il ripetersi dei disastri naturali continuiamo a consumare suolo e investiamo troppo poco nei piani di adattamento climatico e nella prevenzione.
Forse dovremmo essere un po’ meno umani? La domanda (un po’ assurda, ne convengo) mi è balenata in testa dopo aver letto la notizia di un robot che ha imparato a cucinare guardando video di ricette.
Si tratta di un esperimento dell’Università di Cambridge, dove i ricercatori hanno condotto una ricerca sull’intelligenza artificiale.
In pratica, proprio come uno o una di noi che vuole iniziare a muovere i primi passi ai fornelli, il robot è stato messo davanti ad uno schermo a guardare uno chef che preparava dei piatti. Ebbene: non solo il robot si è dimostrato in grado di riconoscere e rifare le diverse ricette così come le aveva viste nel video, ma ha imparato così bene l’arte di combinare gli ingredienti che è stato in grado creare una sua propria ricetta.
Dovremmo avere paura dell’intelligenza artificiale? Il dibattito è aperto. E non credo qualcuno possa dire di avere la risposta definitiva. Come sempre dipenderà da noi (esseri umani) e dall’uso buono o cattivo che ne sapremo fare.
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Recensioni online sono sempre veritiere?
A proposito di chef e intelligenze più o meno artificiali: hai presente quelle recensioni ai ristoranti che sembrano scritte per darsi un tono da grande chef? Se hai un’attività online sai di cosa parlo.
I clienti alle volte sanno essere davvero sgarbati e maleducati e spesso parlano di cose che non sanno: basta che abbiano uno smartphone in mano e si sentono in diritto di dire qualsiasi cosa.
Ne so qualcosa.
Però questa non è una buona ragione per essere sgarbati o volgari a nostra volta.
Leggo troppe risposte “fuori dalle righe”, anche quando il cliente ha palesemente torto. Sono risposte scritte in un momento di rabbia, o forse di stanchezza, che diventano un boomerang e non fanno bene all’immagine di chi le ha scritte.
«Ci vogliono 20 anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla». Io tengo sempre ben a mente questa frase di Warren Buffett. Di mio aggiungo che cerco di non rispondere mai in modo emotivo e mantenere i nervi saldi.
Da qui l’idea di creare un corso sull’argomento, il nostro corso premium “come rispondere alle recensioni negative” è completamente gratuito per chi ha acquistato almeno un corso sul nostro sito.
Se hai una ricetta migliore, fammelo sapere!
Alla prossima.
Rosalba