Anche nel 2019 vogliamo dedicare uno dei primi articoli dell’anno alla segnalazione di una figura di spicco che, grazie al suo esempio, merita l’appellativo di “personaggio a cui ispirarsi”. Se l’icona che abbiamo scelto l’anno scorso è stata la fisica statunitense Sabrina Gonzales Pasterski, quest’anno abbiamo ritenuto opportuno segnalare un’altra personalità, sempre donna ma italiana: Sofia Corradi.
Nota ai più col nome di “Mamma Erasmus” anche la storia della dottoressa Corradi simboleggia come con la tenacia e la forza di volontà, unitamente a quel lampo di genio che non guasta mai, si possano cambiare le sorti di un intero continente. E senza dichiarare guerra a nessuno.
Sofia nasce da una famiglia della classe media, a metà tra la prima e la seconda guerra mondiale. È il 1934. Figlia di ferroviere, suo padre instillerà in lei il desiderio della conoscenza, soprattutto nei confronti delle altre lingue e culture. Fu proprio in seno allo spirito globalizzante che ha contraddistinto il periodo post bellico che, nel 1957, una giovane Sofia vince, insieme a sua sorella, una borsa di studio Fulbright. Si tratta di una delle borse più ostiche da ottenere, per via dell’estrema competizione scaturita dalla possibilità che esse conferiscono: studiare in America.
Per Sofia l’esperienza alla Columbia University si rivela estremamente formativa, ma ancora non sa che sarà quella che le cambierà la vita. Di ritorno in Italia, la Corradi aveva maturato tutti i crediti sufficienti a vedersi riconosciuto il prestigioso master in legislazione universitaria comparata ottenuto oltreoceano, ma deve scontrarsi con quello che più tardi definirà un “muro di gomma”: il sistema burocratico italiano. Erano infatti quelli gli anni in cui pareva chiaro che i titoli riconosciuti all’estero dovessero essere riconosciuti, ma nessuno sapeva davvero come.
Momento del riscatto di Sofia Corradi
Delusa e umiliata, Sofia deve quindi terminare il regolare corso di studi anche in Italia, ma con lucidità e determinazione lavora per avvicinarsi al momento del suo riscatto. Dopo la laurea (1959), infatti, entra a far parte in qualità di consulente scientifica della Consulenza Permanente dei Rettori delle università italiane. Questo le garantisce l’accesso ad una rubrica importantissima, che è quella di tutti i rettori delle università europee.
La dottoressa Corradi inizia quindi un instancabile lavoro di contatto, sollecitazione, proposta di nuove legislazioni in tutte le sedi opportune, al fine di stimolare un sempre maggiore scambio di saperi e di studenti fra gli atenei europei. Fallito il primo tentativo con il Governo italiano, le idee della Corradi trovano applicazione in sede europea nel 1976, quando l’Unione finalmente approva e delibera un documento che incoraggi “gli scambi tra le università di diversi Paesi e i viaggi degli studenti”. Le basi sono quindi gettate, ma per vedere finalmente realizzato il suo sogno Sofia Corradi dovrà attendere altri 10 anni. Finalmente, a partire dal 1987, tutti gli studenti europei possono passare un periodo di studi all’estero finanziato dalle proprie università, nel pieno spirito di quel grande studioso e viaggiatore che fu Erasmo da Rotterdam, da cui l’attuale progetto ancora esistente prende il nome.
Da allora, e grazie alla tenacia di un singolo individuo, oltre 4 milioni universitari del nostro continente hanno potuto arricchire il proprio bagaglio culturale, linguistico e umano studiando all’estero, e vedendosi riconosciuto in patria il merito di tanti sacrifici.
Docente di Educazione Permanente presso l’università di Roma III fino al 2004, Sofia Corradi ha condotto anche una brillante carriera accademica. Per il suo spirito e per i risultati raggiunti è stata insignita nel 2015 del premio Carlo V (uno dei più importanti di Spagna, assegnato dal Re in persona), del titolo di Commendatrice della Repubblica italiana nel 2016 e del premio De Gasperi nel 2018, conferito ai “costruttori dell’Europa”.
Tenacia e perspicacia sono le caratteristiche principali di Sofia Corradi, che tutti dovrebbero avere ed applicare nel lavoro e nella vita, il tutto unito ad un impegno non comune e alla volontà di non arrendersi mai, neanche di fronte agli ostacoli che sembrano più impegnativi.